L’andata dei Magi a Betlemme di Benozzo Gozzoli, nelle pagine di Mary McCarthy

“[…] La bellezza e la gioventù di Firenze fu meglio illustrata da Benozzo Gozzoli, il semplice artigiano-pittore di San Gimignano, un pigrone bisognoso d’essere pungolato, allievo dell’Angelico, il quale dipinse una delle sue opere più vivaci decorando la cappella di Palazzo Medici. La pittura celebrativa era assai rara a Firenze e questa serie di affreschi benozziani è una delle poche evocazioni di uno spettacolo storico. Col titolo L’andata dei Magi a Betlemme, vi è rappresentato l’arrivo a Firenze dell’Imperatore Giovanni Paleologo nel 1439, in occasione del Concilio che fu l’ultimo tentativo di evitare lo scisma fra chiese orientali e occidentali. Questo incontro al vertice Est-Ovest è trasformato da Benozzo in una specie di delizioso papier-peint. Su un suo tipico sfondo di cipressi, pini e palme. Calando a spirale giù per gli Appennini, su cavalli e su muli, il corteo orientale è giunto a una pianura ridente dove gli alti tronchi d’albero grigio-pietra, con le loro cime a ciuffi o a pennacchio, si inastano come alabarde o vessilli al di sopra della parata per onorare l’avvicinarsi dei potenti; frattanto i Medici cavalcano incontro agli ospiti con un vasto seguito di celebrità.
Il pittore ci ha messo tutti – chiunque cioè fosse o potesse nella fantasia esser presente alla grande occasione – paggi e servi  e funzionari e animali, gente non ancora nata oppure già defunta. L’imperatore avvolto in un manto scuro a ghirigori dorati, in arcione a un bel cavallo dalla bianca gualdrappa, è un grave e bel principe con barba e ciglia scure e in testa una corona che somiglia a un turbante; il suo viso ha una forte somiglianza con Gesù, come lo rappresentavano i pittori italiani, e questo rammenta, certo non casualmente, una scena affatto diversa e più <<popolare>>: l’entrata di Gesù a Gerusalemme la Domenica delle Palme, a dorso di un asino. Discosto dal rimanente corteo, immobile di tre-quarti, egli pone una nota di assoluta gravità nella leggiadra cavalcata, e chiunque entri nella cappella istantaneamente lo coglie con l’occhio, quasi fosse il Re dei re. Il Patriarca di Costantinopoli, che morì a Firenze durante il Concilio e fu sepolto a Santa Maria Novella, non è altrettanto grandioso – quasi una figura di secondo piano, con una nivea barba ondulata e una corona d’oro a punte, simile nell’aspetto a un qualche vecchio negromante.
Fra gli italiani si nota Piero il Gottoso, con l’anello dalla punta di diamante e il motto <<Semper>> stampato sulla bardatura del cavallo; le tre fanciulle Medici, vestite da paggio, con piume sul cappello, che incedono su alteri cavalli; e Lorenzo, biondo, vezzoso, femmineo nel costume che indossava al torneo del 1459; il bel Giuliano con un leopardo; Giangaleazzo Sforza di Milano con una stella in fronte al suo palafreno; Sigismondo Malatesta, signore di Rimini; Gozzoli stesso, con in capo un berretto su cui sta scritto <<opus Benotii>>; e il suo maestro, il Beato Angelico. Altri probabili presenti sono: Pico della Mirandola, Poliziano, membri della famiglia Tornabuoni, Niccolò da Uzzano, il Filippo Strozzi che iniziò la costruzione del Palazzo, Castruccio Castracane (che era morto nel 1328)
. […]”
(Mary McCarthy, Le pietre di Firenze)

Commenti

Post più popolari