Il pane toscano

“[…] il “re della tavola” è il prodotto più semplice ed antico: il pane toscano. Che si differenzia dal pane di altre zone d’Italia perché è senza sale.
A quanto pare, l’usanza di preparare il pane senza sale risale al XII secolo, nel periodo in cui Firenze e Pisa sono città rivali. I pisani, ad un certo punto, bloccano il commercio del sale e allora i fiorentini si vedono costretti a farne a meno, anche per preparare il pane. Per chi non è abituato a mangiarne può risultare insipido, ma è molto adatto, in realtà, per accompagnarsi ai cibi saporiti della tradizione.
Nelle famiglie contadine il pane si cuoceva una volta alla settimana, poi si avvolgeva nei panni e si conservava nelle madie. Durante la settimana doveva sfamare tutta la famiglia, e si mangiava in vari modi; tra questi ricorderemo ad esempio le merende preparate per chi andava a lavorare nei campi, come il “pane e pomodoro” (un pomodoro strofinato su una fetta di pane fino a spolparlo condito con olio e sale) e il “pane e vino” (un filo di vino rosso e tanto zucchero su una fetta di pane).
Il pane rustico toscano dura diversi giorni, e quando diventa raffermo non si butta via; trova impiego – tostato, o così com’è – per preparare crostini e bruschette (con olio extravergine di oliva ed aglio). Oppure si usa per preparare le zuppe, i veri piatti forti della tradizione rurale toscana. La zuppa era un “piatto unico” che doveva riempire la pancia con il minimo della spesa. Così, insieme al pane raffermo si mettevano verdure e legumi, e poi si insaporiva con aglio e cipolla (tra le zuppe più famose ci sono la ribollita, la zuppa di verdure, la minestra di cavolo nero, la pappa al pomodoro).”
(Tratto da: Andrea Meschini Doriano Pela, Sulle orme dei pastori, fuoridalleviemaestre edizioni)

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