Il pittore oste

Testo di Roberto Di Ferdinando

In piazza San Martino si affaccia uno storico ristorante, “del Pennello”. Nome né più e né meno curioso e stravagante di altri locali ed attività cittadini, ma ha una sua particolarità in quanto la sua origine è molto antica e legata alle vicissitudini di un particolare personaggio fiorentino. Torniamo indietro nel tempo e catapultiamoci nella Firenze quattrocentesca. Mariotto Albertinelli (1474-1515) è un giovane pittore che opera nella bottega di Cosimo Rosselli,  e qui conosce Baccio della Porta (1472-1517) con il quale stringe subito una fraterna amicizia, condividendo anche la stessa dimora. Non solo, i due amici decidono di abbandonare la bottega del maestro e di iniziare a dipingere insieme. Un’amicizia ed una collaborazione artistica piene,  ma che s’interromperanno nel giro di pochi anni, quando nel 1500 Baccio decide di farsi frate domenicano, prendendo il nome di Frà Bartolomeo. Per Mariotto è un colpo troppo forte, tanto che sospende la sua attività di pittore e si chiude nel suo dolore. Dovranno trascorrere due anni perché Mariotto riprenda a dipingere, grazie all’incontro con Antonia Ugolini, la figlia di un commerciante suo committente, che sposerà nel 1505. La sua seconda vita artistica lo porterà ancora a collaborare con Frà Bartolomeo, ma non sarà più come prima. Mariotto appare molto irrequieto e dedito ai piaceri materiali, come lo descrive il Vasari in Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori: “persona inquietissima e carnale nelle cose d'amore e di buon tempo nelle cose del vivere”. Ed ecco così una  nuova svolta nella sua vita “[…] e per eredità mantenuta – continua il Vasari -, si risolvette darsi a più bassa e meno faticosa e più allegra arte; et aperto una bellissima osteria fuor della porta San Gallo et al ponte Vecchio al Drago una taverna et osteria fece quella molti mesi, dicendo che aveva presa un'arte la quale era senza muscoli, scorti, prospettive e, quel ch'importa più, senza biasmo, e che quella che aveva lasciata era contraria a questa; perché imitava la carne et il sangue, e questa faceva il sangue e la carne, e che quivi ogn'ora si sentiva, avendo buon vino, lodare, et a quella ogni giorno si sentiva biasimare." E sì, è proprio così, Mariotto abbandona ancora una volta i pennelli ed apre due osterie, una appena fuori la porta di San Gallo e l’altra presso il Ponte Vecchio. Ma la sua irrequietezza non lo abbandona ancora, ed ecco vendere dopo circa un anno le sue due osterie, tornare a dipingere, e contemporaneamente acquistare un’altra taverna ancora, la terza e ultima, in piazza San Martino, nello stesso palazzetto  in cui gli studiosi dicono essere stata la vera casa di Dante. Nel locale dell’Albertinelli molti clienti furono artisti, tra cui Cellini, Michelangelo, Pontormo e Andrea del Sarto.  Non sappiamo quale fosse il nome di questa osteria, ma è certo che i fiorentini l’avevano soprannominata, per l’appunto “del Pennello”. Oggi, sopra l’ingresso del ristorante, un tondo in terracotta ricorda Mariotto Albertinelli, il pittore oste.
RDF
Immagine tratta da Wikipedia.it

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