Le targhe delle alluvioni storiche

Testo e foto di Roberto Di Ferdinando

Da sempre l’Arno ha rappresentato, e continua a rappresentare, un’importante risorsa per Firenze, anzi la fondazione della città dipese proprio da questo corso d’acqua, infatti i coloni romani scelsero di far sorgere Florentia alle pendici di Fiesole, perché qui vi cui scorreva il fiume Arno. Il nome Arno deriverebbe dalla radice indoeuropea er/or che significherebbe “mettere in movimento, agitare”, con riferimento al movimento delle acque. A giustificare questa tesi vi è l’esistenza di numerosi omonimi che si riferiscono a corsi o luoghi d’acqua, ad esempio il fiume Arna (Francia), il torrente Arno (Provincia di Varese) e il Lago d’Arno (Val Canonica); oppure, altra teoria, il nome Arno trarrebbe origine dalla parola prelatina arna, che significherebbe alveo, letto del fiume.
Nei secoli l’Arno però si è dimostrato anche una minaccia, una pericolosa e drammatica minaccia per Firenze. Infatti nel passato più volte, almeno otto, il fiume ha straripato nel centro urbano provocando vittime ed ingenti danni. Oltre a quella del 4 novembre 1966, la più recente, la più documentata e, inevitabilmente, la più viva nella memoria dei fiorentini, le altre storiche e più rovinose esondazioni dell’Arno furono quelle del 4 novembre 1333, 13 agosto 1547, 13 settembre 1557, 31 ottobre 1589, 3 dicembre 1740, 1 dicembre 1758 e del 3 novembre 1844. Più difficile invece accertare con sicurezza alluvioni verificatesi precedentemente all’anno Mille, sebbene, durante la ricostruzione, nel secondo dopoguerra, del quartiere di Por Santa Maria, distrutto dalle bombe tedesche, furono rilevate tracce di una alluvione che avrebbe devastato la città nel 500 dopo Cristo.
Le due ultime alluvioni, quella del 1844 e del 1966, quasi a monito per l’uomo non sempre rispettoso del Natura, sono ricordate in città con numerose targhe che indicano i vari livelli che le acque dell’Arno raggiunsero invadendo le strade. Spesso le targhe di queste due alluvioni sono poste accanto tra loro, come drammatico confronto. Invece è più raro imbattersi in targhe che ricordino alluvioni precedenti, comunque di esse esistono varie testimonianze ancora ben conservate.


Via della Vigna, una targa ricorda le alluvioni del 1844 e del 1966

Ad esempio, la più antica è quella posta in Via San Remigio, proprio all’angolo con Via de’ Neri. Una trecentesca lapide quadrata, sormontata da una croce, ricorda, con una mano scolpita tra i flutti, il livello raggiunto dalle acque nello straripamento del 4 novembre (data sempre tragica per Firenze) 1333, un giovedì, in cui l’Arno provocò la distruzione di tutti i ponti i cittadini, in particolare il più antico e centrale che fu subito ricostruito diventando il famoso Ponte Vecchio.


La targa di Via San Remigio

Rimanendo nella zona di Santa Croce, uno dei quartieri più colpiti, per la sua vicinanza alle rive del fiume, dalle esondazioni dell’Arno, possiamo osservare un’altra targa-testimonianza delle storiche alluvioni fiorentine. E’ una pietra angolare, posta in Via Ghibellina all’angolo con Via delle Casine, sulla quale sono state scolpite queste parole: “1547 ARNO FU QUI A 13 D AGOSTO”. La pietra ricorda infatti, con una linea incisa, il livello raggiunto dalle acque dell’alluvione dell’agosto del 1547, alluvione insolita per la stagione in cui si verificò, che provocò, secondo le testimonianze dello storico fiorentino Giovanni Battista Adriani (1511-1579), oltre cento vittime. Accanto a questa lapide cinquecentesca, come consuetudine, una targa in ferro che ricorda invece l’alluvione del novembre del 1844.


La targa di via Ghibellina

In Piazza di Santa Croce, in prossimità con Via Verdi sono poste vicine altre due targhe. Una, quella più alta, indica il livello raggiunto dall’alluvione del 1966, quella più in basso, cinquecentesca, ricorda invece l’alluvione del 13 settembre 1557.


La targa di piazza di Santa Croce

L’alluvione del 1557, fu anch’essa rovinosa e tragica per Firenze, ed è ricordata solennemente da un’altra targa posta in Via di San Niccolò, sulla facciata dell’omonima chiesa. Infatti una ricca lapide cinquecentesca, fatta apporre dal locale priore Leonardo Tancio, riporta scolpita una mano indicante il livello che raggiunsero le acque in quel giorno di settembre e la scritta in latino  che indica come quella tracimazione spazzò via, coi suoi gorghi, ponti, castelli, chiese e uomini.
RDF

La targa di Via San Niccolò

Commenti

  1. Grazie mille per quest'articolo molto interessante ! Vorrei conocere le altezze approssimative che giunse l'acqua nella via Ghibellina nel 1547 e nel 1844 ma non riesco a trovare questa informazione... Lei per caso mi potrebbe aiutare ?

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  2. mi permetto una correzione: il libro è edicato a Federighi ma è stato scritto da Ferdinando Morozzi.

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