Gli studi fiorentini del giovane Marconi

Testo e foto di Roberto Di Ferdinando

Firenze da sempre ha dato natali a illustri personaggi che poi si sono contraddistinti in vari campi della conoscenza, ma la Città del Fiore allo stesso tempo ha dato ospitalità, più o meno generosa, ad altrettanti menti illuminate. E nei secoli scorsi non potevano non passare e soggiornare a Firenze anche dei premi Nobel. Tra i più illustri Nobel italiani vi è sicuramente Guglielmo Marconi (1874-1937), insignito dalla Reale Accademia Svedese per le Scienze, nel 1909, del premio Nobel per la fisica. Nella biografia dell’inventore e scienziato bolognese, però, poco nota è la sua permanenza, brevissima e da giovanissimo, a Firenze. Infatti Guglielmo Marconi nasce a Bologna, ma ben presto la sua famiglia si trasferisce nella proprietà agricola di Pontecchio, presso Bologna, sulla via Porrettana. Nel periodo invernale però è usanza della famiglia Marconi di valicare l’Appennino e scegliere di vivere alcuni mesi nel clima più mite della Toscana. Nel 1885 i Marconi si trasferiscono quindi a Firenze, e qui Guglielmo è iscritto all’Istituto Convitto Cavallero di Via delle Terme a Firenze. Vi rimarrà fino alla fine dell’anno scolastico, infatti l’anno dopo la famiglia si trasferisce a Livorno dove Gugliemo si iscrive all'Istituto Nazionale ed abbraccia, per il forte volere della madre, di origine irlandese, la Chiesa Valdese. A Livorno, il giovane Marconi, sente una irresistibile vocazione verso la fisica e l'elettricità, ed è allievo dei professori Vincenzo Rosa e Giotto Bizzarrini; successivamente Marconi dirà: “ Il Rosa è stato per me l’unico vero maestro”.
Del passaggio fiorentino di Marconi invece ben poco sappiamo, altro che fosse un ragazzino gracile ed aveva rivelato un carattere poco espansivo, trascorrendo gran parte delle giornate in solitudine, mentre il suo rapporto con la scuola regolare fosse un conflitto continuo, tanto che la sua formazione scolastica, nei primi anni, fu alquanto frammentaria, discontinua e caratterizzata da insuccessi. Dei suoi studi fiorentini si ricorda un episodio così narrato da Luigi Solari: "il professor Cavallero chiamò presso la cattedra Guglielmo Marconi (...) " Occorre pronunciare meglio l'italiano, mio caro ragazzo (...) Avanti, ripeti ad alta voce la poesia del Manzoni S'ode a destra uno squillo di tromba". Dopo qualche istante di esitazione. Guglielmo Marconi iniziò a dire sottovoce e con una certa difficoltà: "A destra suona la tromba - A sinistra risponde una trompa". Una risata generale accolse queste prime parole. Il nostro piccolo compagno rimase così sconcertato che a nessun costo volle proseguire". Difatti l’anno successivo Guglielmo e la sua famiglia si trasferirono a Livorno.
Di quel breve soggiorno fiorentino dell’illustre genio di Guglielmo Marconi, rimane oggi semplicemente una targa, posta al numero civico 29 di via delle Terme, sulla facciata di palazzo Scali-Ricasoli, dove aveva sede l’Istituto Cavallero. L’epigrafe ricorda  così Guglielmo Marconi: “Qui dove ebbe sede l'Istituto Cavallero/Mosse i primi passi nella via del sapere/Guglielmo Marconi/Inventore della telegrafia senza fili/Gl'insegnanti ed i condiscepoli di lui/Questa memoria posero/Maggio 1903/E.LODOVICI DONÓ”.
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Via delle Terme, il palazzo dove ebbe sede l’Istituto Convitto Cavallero
Via delel Terme, la lapide che ricorda gli studi fiorentini di Marconi

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