Il Teatro della Pergola

Testo e foto di Roberto Di Ferdinando

L'ingresso del Teatro de La Pergola
Il Teatro della Pergola, ubicato nell’omonima via del centro storico di Firenze, è il più antico teatro “all’italiana” in attività. Il prestigioso teatro fu eretto infatti nel Seicento, grazie all’iniziativa dell’Accademia degli Immobili, già Accademia dei Concordi, costituitasi a Firenze nel 1644. L’Accademia, nata sotto la protezione dei Medici, si componeva dei più illustri appartenenti alla nobiltà cittadina, tra cui spiccavano Antonio Ricasoli e Piero Strozzi, ed era presieduta dal Cardinale Giovan Carlo, fratello di Ferdinando II dei Medici. I fini dell’Accademia erano artistici e culturali, interessandosi infatti alla pratica di discipline diverse ed allo studio di materie varie: musica, matematica, recitazione, lettura e rappresentazione di commedie. I luoghi di riunione degli accademici furono, prima, alcuni spazi chiusi in via del Parione, poi uno stanzone, trasformato in sala di recitazione, in via del Cocomero, oggi via Ricasoli; ma l’incremento delle attività artistiche e l’aumento dei membri dell’Accademia resero ben presto inadeguati questi luoghi. Si rese difatti necessaria la ricerca di nuovi spazi per la costruzione di una vera sala di recitazione. Nel 1652, dietro l’interessamento del Cardinale, fu così affittato un ampio ambiente in via della Pergola, dove fino ad allora aveva avuto sede un tiratoio di proprietà dell’Arte della Lana. In quel periodo infatti nella zona si concentravano le botteghe per la lavorazione della lana, da cui traggono origine i nomi di via della Pergola e della vicina via della Colonna. Le pergole infatti erano quelle che ricoprivano, ingentilendoli, gli orti e gli spazi verdi che si distendevano dietro i laboratori degli artigiani della lana e presso cui si svolgeva una parte della loro lavorazione. Le colonne invece erano i pali che, sorreggendo le numerose tettoie poste sopra i vari tiratoi, caratterizzavano questi luoghi. E proprio una grande pergola ricopriva il tiratoio e l’orto concessi in usufrutto dal Cardinale all’Accademia per costruire il nuovo teatro.
I lavori, su progetto dell’architetto Ferdinando Tacca, furono avviati nel 1656.  Il teatro, sebbene non ancora ultimato, fu inaugurato per il Carnevale del 1659, con  la messa in scena dell’opera buffa Il Podestà di Colognole di Giovanni Andrea Moniglia. I lavori si conclusero definitivamente nel 1661, in tempo per ospitare alcuni degli eventi celebrativi delle nozze del Granduca Cosimo III con Margherita d’Orleans.
Il teatro, in struttura lignea, aveva un ampio palcoscenico e fu il primo ad essere costruito con ordini (tre) di palchi sovrapposti, sorretti da una ampia loggia, che ne fecero il primo esempio architettonico di teatro “all’italiana”, mentre una serie di stanze e di cortili rendeva l’ambiente insonorizzato dalle strade vicine. Poteva accogliere oltre mille persone, ospitate nei palchi e nella loggia aperta sulla platea, dove gli spettatori si sedevano su alcune panche fissate in terra e divisi in due settori distinti, in modo tale da separare il pubblico maschile da quello femminile. Al centro della sala vi era invece l’area riservata ai componenti della famiglia granducale e quelli più illustri dell’Accademia.
Nei suoi primi anni di attività il teatro fu utilizzato esclusivamente dalla corte per celebrare le proprie manifestazioni e ricorrenze o per rappresentare degli esclusivi eventi artistici. Solo nel 1718, quando l’Accademia riscattò la proprietà, l’ingresso alle attività teatrali fu permesso anche al pubblico pagante.
Nel 1804, sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Solvetti, il teatro fu dotato anche di una sala da musica arricchita da stucchi bianchi: il Saloncino (ancora oggi presente ed attivo con spettacoli teatrali, proiezioni video, concerti, conferenze culturali e didattiche); mentre nel 1814 ospitò una sontuosa festa per celebrare il ritorno del granduca Ferdinando III, dopo la parentesi napoleonica, durante la quale il teatro aveva preso il nome di Imperiale.
Fra il 1830 e il 1863, grazie anche all’ampiezza e alla funzionalità del palcoscenico e degli annessi (camerini, appartamenti, sale prova) raggiunse altissimi livelli di programmazione, ospitando le opere dei maggiori musicisti del tempo: Bellini, Donizetti, Rossini, Pacini e Verdi. Proprio Giuseppe Verdi il 14 marzo 1847 diresse la rappresentazione del Macbeth. Il maestro di Busseto, infatti, invitato personalmente dal Granduca Leopoldo II, per l’occasione musicò il dramma di Shakespeare, presentandolo quella sera in prima assoluta ed ottenendo un incredibile successo.

La targa che ricordsa il successo della prima del Macbeth diretto da Giuseppe Verdi

Nei primi anni del Novecento la produzione artistica si concentrò invece sulla prosa ed il palco della Pergola divenne uno dei luoghi più ambiti dalle attrici e dagli attori italiani ed internazionali per rappresentare i propri lavori. Ricordiamo Sarah Bernhardt, Coquélin Ainé ed Eleonora Duse, che durante il suo soggiorno fiorentino, rappresentò numerose opere di D’Annunzio e di Goldoni. A ricordo di quegli anni alla divina Duse è stato dedicato il primo camerino del teatro, approntato proprio sul palcoscenico.  Nei decenni successivi, tutti i grandi del teatro italiano passarono per la Pergola, dove il grande Eduardo De Filippo, volle  rappresentare, come prime assolute, alcune sue celebri commedie: "Le voci di dentro" e "Bene mio, core mio" (1956) e "La fortuna con l'F maiuscola" (1959). Tutt’oggi la Pergola vanta una programmazione teatrale  tra le più prestigiose.
Dal 1925 il teatro della Pergola è monumento d’interesse nazionale e dal 1942 è di proprietà dell’Ente Teatrale Italiano, che in quell’anno lo acquistò, per 2.200.000 di lire dall’Accademia degli Immobili a cui però lasciò la proprietà dell’archivio e l’uso di alcuni locali.
Nei secoli il teatro è stato più volte ristrutturato, pur mantenendo l’aspetto architettonico originario: nel Settecento le strutture lignee furono infatti sostituite da quelle di muratura, mentre nell’Ottocento l’architetto Gaetano Baccani intervenne sull’ingresso, sul vestibolo, ed ampliò il caffè ed il foyer.
Una curiosità: intorno agli anni trenta dell’Ottocento, tra i tecnici dipendenti del teatro vi era il fiorentino Antonio Meucci. Proprio nelle quinte del teatro, Meucci fece i primi esperimenti di comunicazione a distanza attraverso alcune sue invenzioni, delle apparecchiature con i fili. Meucci utilizzava questi dispositivi per comunicare con gli altri attrezzisti durante i cambi delle scenografie, evitando così di ricorrere alle pericolose torce come si era soliti utilizzare nei teatri per questo tipo di operazioni. Grazie a queste esperienze Meucci avrebbe poi  sviluppato, nel suo drammatico soggiorno americano, le teorie di trasmissione acustica che lo portarono all'invenzione del telefono.
Nel 1898 il teatro fu dotato di energia elettrica, mentre nel 1912 furono demoliti il IV e V ordine dei palchi per la creazione del loggione, portando così la capienza a 1350 persone (oggi per motivi di sicurezza il teatro è dotato di 999 posti 432 in platea, 310 nei palchi e 257 in galleria). Nel secondo dopoguerra i più importanti interventi di tipo strutturale e consolidamento furono effettuati nel 1967. Infatti dopo i gravi danni inferti dall’alluvione, il teatro fu costretto a chiudere per un lungo periodo. Il 27 dicembre del 1967 La Pergola fu riaperta al pubblico con la Compagnia Proclemer-Albertazzi in Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello.

Roberto Di Ferdinando

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