Il Pantheon di Santa Croce

Articolo Pubblicato sulla rivista di Microstoria nel 2005
Testo e Foto di Roberto Di Ferdinando


Nell’antica Roma il Pàntheon (dal greco pan-theos, tutti gli dei) era il tempio in cui si professava il culto collettivo di più divinità. Nelle epoche successive questo luogo però perse progressivamente la sua connotazione divina, diventando difatti un mausoleo dedicato ai personaggi illustri; si pensi al Panthéon di Parigi, che dal Settecento ospita i corpi dei grandi di Francia, o a quello di Roma, edificio di età romana, dove dal secolo scorso riposano alcuni regnanti di casa Savoia, od ancora l’Abbazia di Westminster a Londra.
Ma in Italia è la fiorentina Basilica di Santa Croce che con il passare dei secoli, senza perdere la propria funzione religiosa, è stata consacrata a tempio della memoria degli ingegni italici.
Completatata nel 1320, la francescana Santa Croce difatti divenne rapidamente il luogo sacro dove i fiorentini nobili ed illustri auspicavano di avere la loro ultima dimora. Il prestigio dell'edificio derivava dalle numerose opere d'arte che ospitava. Nel Trecento le famiglie patrizie fiorentine avevano infatti chiamato i maggiori artisti del periodo per abbellire le cappelle che, in cambio di ingenti donazioni, avevano acquisito lungo le navate della chiesa: la grande cappella della  famiglia Castellani, affrescata da Agnolo Gaddi, quella dei Baroncelli, a cui lavorò Taddeo Gaddi, la cappella Peruzzi, interamente affrescata da Giotto, quella dei Bardi, con interventi di Donatello, e quelle delle famiglie Capponi, Pulci Berardi, Medici e Rinuccini.
Nel secolo successivo invece altri scultori e pittori operarono in Santa Croce, aumentandone il prestigio artistico, per dare monumentali sepolture ai grandi fiorentini: Leonardo Bruni (1369-1444), umanista e cancelliere della Repubblica fiorentina, fu qui sepolto e la sua tomba, un’elegante edicola con fregi architettonici e bassorilievi, opera di Bernardo Rossellino, è uno stupendo esempio di arte rinascimentale. Nella stessa navata di sinistra riposa anche Carlo Marsuppini, uomo di lettere e precettore di Lorenzo il Magnifico, il cui sepolcro è invece di Desiderio da Settignano. Inoltre tra le 276 pietre tombali poste sul pavimento della chiesa, sono da notare quelle che coprono i sepolcri di Lorenzo e Vittorio Ghiberti, nel mezzo  della navata centrale, quelle di Galileo Galilei Bonaiuti, gonfaloniere della repubblica nel 1457, e di Giovanni Catrik, il Vescovo di Oxford che fu a Firenze nel Quattrocento ambasciatore di Enrico IV d'Inghilterra e poi di papa Martino V.
L'appellativo di Panteon Santa Croce l'acquistò invece nel Cinquecento, in seguito alla sepoltura di Michelangelo Buonarroti. Michelangelo infatti morì a Roma nel 1564 e qui, dove aveva lavorato per molti anni, fu sepolto nella chiesa dei Santi Apostoli. Ma Firenze e la famiglia furono così fortemente desiderosi di riportare la sua salma in patria, che alcuni anni dopo, il nipote di Michelangelo, Leonardo, trafugò il corpo dal sepolcro romano per trasferirlo segretamente a Firenze. Decise quindi di dargli sepoltura nella chiesa di Santa Croce in quanto prossima alla propria abitazione di via Ghibellina. Così, dopo aver ricomposto la salma sul tavolo, lo stesso che oggi occupa il centro della sagrestia, il corpo fu tumulato all’interno della chiesa. Nel 1570 le spoglie di Michelangelo furono trasferite nella tomba monumentale realizzata su disegno del Vasari posta tra il primo ed il secondo altare della navata destra.
Santa Croce, ospitando il grande Michelangelo, divenne così un tempio-cimitero per onorare la memoria dei grandi uomini, come canta Ugo Foscolo ne "I Sepolcri": “A egregie cose il forte animo accendono/L’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella/E santa fanno al peregrin la terra/Che le ricetta….”. Lo stesso Ugo Foscolo che oggi riposa in Santa Croce, dopo che le sue spoglie furono infatti traslate a Firenze e poste nella navata di destra della Basilica.
la tomba di Michelangelo all'interno della Basilica di Santa Croce

Foscolo aveva dedicato alcuni versi de "I Sepolcri" a Galileo Galilei, un'ulteriore illustre personaggio sepolto in Santa Croce, proprio di fronte alla tomba di Michelangelo con il quale condivide le tribolazioni della sepoltura. Galilei infatti morì nel 1642 nella sua villa di Arcetri. Vincenzo Viviani, suo affezionato discepolo, si adoperò anche finanziariamente per costruire un degno sepolcro al maestro, che provvisoriamente fu tumulato nel campanile del Noviziato di Santa Croce. Ma le autorità ecclesiastiche si opposero alla sua sepoltura in Santa Croce, convincendo il Granduca Ferdinando II de' Medici dell'inopportunità di erigere un monumento a un uomo condannato dalla Chiesa per aver sostenuto  «che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che simuova». Solo nel 1737 la salma di Galileo fu definitivamente trasferita nel nuovo sepolcro, realizzato da Giulio Foggini e finanziata sempre  dagli eredi di Viviani, all’interno della chiesa, che raccoglie anche le spoglie della figlia Virginia.
Anche a Niccolò Machiavelli, morto nel 1527 e sepolto in Santa Croce, nel Settecento fu data nobile sepoltura grazie al monumento di Innocenzo Spinazzi (1787) con la celebre epigrafe: "Tanto nomini nullum par elogium".
Nonostante nel 1783 il Granduca Pietro Leopoldo vietasse di seppellire i morti all’interno delle mura cittadine, divieto confermato anche dai dominatori napoleonici, anche nei decenni successivi si continuò a tumulare in Santa Croce altri grandi personaggi. Per esempio tra il sepolcro di Machiavelli e quello di Michelangelo riposa Vittorio Alfieri. Alfieri aveva infatti scelto Firenze quale sua seconda patria. Morto nel suo appartamento di Lungarno Corsini nel 1803 fu seppellito nella chiesa. Il suo sepolcro fu scolpito nel 1810 dal Canova, per commissione della contessa d'Albany, posato su una doppia base ovale di linee armoniose.
Se nella navata di sinistra un monumento funebre ricorda il genio musicale del fiorentino Luigi Cherubini, morto a Parigi nel 1842 dove tuttora riposa, ma che molti vorrebbero che fosse trasferito nella Basilica, anche un altro grande musicista è qui sepolto: Gioacchino Rossini (1796-1868).
Più recentemente furono seppeliti nella basilica Vittorio Fossombroni, uomo di stato del granducato, oltre che ingegnere idraulico e protagonista della  bonifica della Maremma, Eugenio Barsanti, ideatore, insieme a padre Felice Matteucci, del primo prototipo di motore a scoppio, e il fisico Leopoldo Nobili.
Curiosamente tra tanti illustri personaggi manca uno dei più grandi figli di Firenze, Dante Alighieri, morto in esilio a Ravenna nel 1321 e colà sepolto. Una statua sulla scalinata della Basilica ed un cenitafio all’interno lo ricordano comunque tra i grandi.
Ma Santa Croce svolge una funzione di tempio-cimitero anche nelle sue cripte, dove infatti riposano le spoglie dei caduti delle guerre italiane. Le cripte, che  fin dal Trecento erano state utilizzate quali sepolcri per i religiosi, nel Novecento furono destinate dal regime fascista ad ospitare un mausoleo per i caduti in battaglia. Su progetto dell’architetto Alfredo Lensi, furono così allestiti il Sacrario dei Caduti per la rivoluzione fascista (1934), il Famedio per i caduti della Grande Guerra (1934-37) ed il Sacrario ai Legionari d'Africa ed ai Caduti in Spagna (1938). Nel 1955 le cripte subirono una nuova modifica: furono mantenute le circa tremila salme dei caduti della prima e seconda guerra mondiale, ma le urne contenenti i resti dei martiri e dei volontari fascisti furono traslate presso alcuni cimiteri cittadini.
RDF

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